Cellule D2 orchestrano la risposta al segnale oressinico di rischio

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 02 dicembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Numerosi studi hanno dimostrato che l’eccitazione delle cellule nervose rilascianti dopamina D2 presenti nel nucleo accumbens, ossia la formazione grigia più importante dello striato ventrale, governano azioni di cruciale importanza per la vita dei mammiferi, fra cui la reazione che porta ad evitare i rischi riconosciuti grazie ad apprendimento. Non si è invece ancora compresa l’origine dell’eccitazione dei neuroni D2 e i ruoli di queste cellule nell’evitare il rischio innato. In particolare, i neuroni ipotalamici che producono le oressine, dette anche ipocretine, rinforzano la tendenza innata ad evitare il rischio riconosciuto su base specie-specifica attraverso microcircuiti non bene definiti. Craig Blomeley, Celia Garau e Denis Burdakov hanno descritto un circuito eccitatorio non conosciuto e non ipotizzato in precedenza.

 (Blomeley C., et al., Accumbal D2 cells orchestrate innate risk-avoidance according to orexin signals. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-017-0023-y, November 27, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: The Francis Crick Institute, London (Regno Unito).

Anche se ormai nei manuali didattici è inclusa la trattazione di queste molecole, può essere utile proporre alcune nozioni fondamentali sulle oressine, perché ancora molti, soprattutto fra i meno giovani, non ne hanno una buona conoscenza. La scoperta delle ipocretine o oressine rappresenta un ottimo esempio di come gli studi su modelli animali possano fornire strumenti eccellenti per acquisire conoscenza sui meccanismi molecolari delle malattie umane.

Verso la fine degli anni Novanta gli studi sul controllo della veglia e del sonno portarono alla scoperta di due peptidi da parte di due gruppi di ricerca indipendenti: il primo gruppo coniò il nome ipocretine (hypocretin-1 e hypocretin-2) da “ipotalamo”, sede dei corpi cellulari di provenienza, e “secretina”, per la similarità della sequenza aminoacidica con quella del peptide intestinale; il secondo gruppo denominò le molecole oressine (orexin A e orexin B) dalla parola greca che indica l’appetito alimentare, perché la sede ipotalamica dei corpi cellulari di provenienza contribuisce alla regolazione dell’assunzione di cibo e dell’omeostasi energetica. Un aspetto importante di questa scoperta è stata il condurre in brevissimo tempo a comprendere che la causa del grave disturbo del sonno noto come narcolessia consiste in un deficit della trasmissione oressinica[1]. Ora è noto che la segnalazione legata a questi peptidi partecipa, oltre che alla regolazione della veglia e del sonno, all’equilibrio energetico, alle reazioni di allerta, agli effetti della ricompensa e alla coordinazione dell’attività motoria. I neuroni che sintetizzano oressine, stimati nell’ordine dei 70.000 nell’uomo e dei 3-4000 nel ratto, sono localizzati bilateralmente nella regione tuberale dell’ipotalamo, che include i nuclei perifornicale, dorsomediale e laterale. Un aspetto veramente impressionante all’osservazione dei preparati è la straordinaria estensione delle proiezioni di questo ristretto numero di neuroni, i cui assoni raggiungono la maggior parte delle regioni cerebrali e praticamente tutti i livelli del midollo spinale. Come si può facilmente immaginare, tutte le regioni encefaliche implicate nella promozione dello stato di veglia ricevono l’impulso oressinico. Le oressine determinano l’eccitazione dei neuroni post-sinaptici mediante due recettori accoppiati a proteine G: Hcrt-r1 e Hcrt-r2, detti anche OX1 e OX2. La distribuzione dei recettori segue naturalmente le proiezioni assoniche che formano sinapsi con cellule nervose molto diverse fra loro in termini neurochimici.

Craig Blomeley, Celia Garau e Denis Burdakov hanno scoperto un circuito eccitatorio diretto oressina-D2 ed hanno dimostrato che l’attività dei neuroni dopaminergici D2 del nucleo accumbens è necessaria nel topo per la reazione innata, dipendente dalla segnalazione delle oressine, che consente di evitare condizioni di rischio. Questa nuova acquisizione rivela un’insospettata interazione funzionale fra ipotalamo e nucleo accumbens per la selezione dell’azione.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-02 dicembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Nishino S., et al. Hypocretin/orexin and narcolepsy: New basic and clinical insights. Acta Physiologica 198, 209-222, 2010.